Viviamo in un periodo in cui le immagini hanno acquisito un potere senza precedenti.
In origine, la fotografia era considerata un mero mezzo di registrazione della realtà. Il fotografo non era il vero autore, ma solo colui che faceva funzionare lo strumento.
Come scrive Susan Sontag, nel suo famoso saggio “Sulla Fotografia”, il fotografo era “uno scrivano, non un poeta”.
Per Roland Barthes il “referente” fotografico è la cosa necessariamente reale che è posta dinanzi all’obiettivo, senza di cui non vi sarebbe fotografia alcuna. Ciò che io vedo in una foto, si trova là in un determinato spazio-tempo, nessuno lo può negare.
In virtù di questa falsa convinzione che la fotografia sia lo specchio fedele della realtà, siamo portati a credere in modo incontrovertibile a tutto ciò che le foto ci mostrano.
Questo ci espone al pericolo di poter essere manipolati, convinti di fatti e azioni che possono non essersi mai verificati.
Anche nella società contemporanea si utilizzano spesso le immagini fotografiche per avvalorare presunti avvenimenti.
Contrariamente a quanto, molto spesso, si pensi la fotografia è solo una rappresentazione soggettiva della realtà. La verità può essere manipolata e la fotografia è un mezzo privilegiato per raggiungere questo scopo.
Le fake news sono diventate una minaccia sempre più diffusa che, sfruttando l’innocua apparenza di una semplice immagine, possono diffondere disinformazione e alterare la percezione della realtà.
Oggi sul banco degli imputati vi sono le immagini generate con l’intelligenza artificiale, ma la pratica del fotomontaggio risale al XIX secolo, quando le tecniche di manipolazione erano ancora rudimentali.
Già allora, però, si comprendeva il potenziale di alterare la verità attraverso la fotografia.
È del 1860 la celebre foto che ritrae Abramo Lincoln in una posa ufficiale. In realtà è stata realizzata prendendo il volto del Presidente americano e sistemandolo sul corpo del politico John Calhoun. Un espediente probabilmente solo estetico, senza fini manipolatori.
Motivazioni diverse, probabilmente, per la foto del generale Ulysses S. Grant davanti alle sue truppe durante la Guerra Civile Americana nel 1864.
Si tratta chiaramente di un fotomontaggio: il volto è del generale Grant ma, il cavallo, il corpo del generale Alexander M. McCook e lo sfondo, una foto dei prigionieri catturati durante la battaglia di Fisher’s Hil, sono assemblati per dar luogo ad una narrazione epica delle gesta del generale.
Quello del fotomontaggio è un espediente comune nel periodo della dittatura staliniana in Unione Sovietica. Nel 1930 circa, il dittatore russo era solito far cancellare i suoi nemici dalle foto. In questo periodo numerose fotografie vengono “epurate” da personaggi non più graditi al regime.
Questa sequenza è emblematica della epurazione prima fisica e poi visiva” messa in pratica da Stalin. Nella prima foto, Stalin è circondato da quattro dei suoi compagni; in quella successiva, datata 23 anni dopo, tre sono scomparse; nel terzo è solo in un ritratto da cartolina. Coloro che nella cerchia ristretta del leader caddero in disgrazia furono semplicemente cancellati dalle immagini ufficiali e dalla storia.
Nel corso del tempo, con l’avvento della tecnologia digitale, le capacità di manipolazione sono cresciute esponenzialmente, aprendo la strada a una vasta gamma di possibilità per la creazione di fake news visive.
Le manipolazioni fotografiche per fini politici sono diventate una pratica diffusa. Immagini ritoccate vengono utilizzate per diffondere messaggi distorti, manipolare opinioni e influenzare il processo decisionale dei cittadini. Un esempio emblematico è rappresentato dalle campagne elettorali, dove le immagini dei candidati vengono spesso alterate per presentarli sotto una luce negativa o positiva a seconda degli interessi in gioco.
Ma non sono solo le manipolazioni evidenti a minare la verità visiva. L’avvento dell’intelligenza artificiale ha reso possibile la creazione di immagini completamente false, indistinguibili dalla realtà. Gli algoritmi di generazione di immagini possono produrre volti, eventi o scenari che non sono mai esistiti, alimentando la diffusione di fake news ancora più convincenti e dannose.
In questo panorama sempre più complesso, diventa fondamentale sviluppare strumenti e competenze per riconoscere e contrastare le fake news fotografiche. La consapevolezza dell’uso manipolativo delle immagini e la capacità di valutarne criticamente l’autenticità sono cruciali per preservare l’integrità dell’informazione e difendere la democrazia dalle minacce della disinformazione visiva.
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