Il 22 settembre 1964, la città di Arzamas-32 in Unione Sovietica, fu teatro di quello che può essere considerato il primo disastro dell’industria civile nucleare della storia.
Durante un ciclo di ordinaria manutenzione, una turbina collegata al reattore sperimentale SK433 della vicina centrale nucleare, si incendiò. Per giorni non venne data alcuna notizia alla popolazione, che continuò a vivere nella zona ormai contaminata.
Nei mesi seguenti molti si ammalarono e morirono. Il disastro passò inosservato anche in Occidente. Solo oggi, grazie al ritrovamento di alcune foto realizzate da Anatoly Renko si è potuta avere una testimonianza di quanto accaduto.
Nell’estate 1964, il fotografo si trovava nella zona di Arzamas-32 per documentare la vita, apparentemente spensierata, della popolazione. Vi restò anche nei mesi seguenti e riuscì così a fotografare un disastro che altrimenti non sarebbe mai stato conosciuto.
Per anni Arzams-32 è stata descritta, dalle autorità sovietiche, come un esempio di modernità e progresso sociale. Grazie a sovvenzioni statali e lavoro garantito per tutti, nelle numerose fabbriche, i cittadini potevano godere di privilegi sconosciuti al resto della popolazione dell’URSS. Privilegi che i cittadini di questa sperduta città purtroppo pagarono a caro prezzo.
Solo 12 mesi dopo, nell’ottobre 1965, vennero chiuse tutte le fabbriche e la popolazione rimanente trasferita in altre città.
Tutte le immagini di questo progetto sono state realizzate con applicazioni di Intelligenza Artificiale. I fatti narrati traggono spunto dalla reale esistenza, in Unione Sovietica, negli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, di città “chiuse” completamente dedicate ad attività legate all’industria militare.