Pablo Picasso, uno dei più grandi artisti del XX secolo, è famoso non solo per le sue opere rivoluzionarie, ma anche per le sue frasi provocatorie e i suoi atteggiamenti spesso dissacratori.
I mediocri imitano, i geni copiano
“I mediocri imitano, i geni copiano“, frase attribuita all’artista, è forse una delle più famose e abusate. Questa affermazione, apparentemente paradossale, permette di riflettere sul processo creativo e sull’originalità nel campo dell’arte e non solo.
Quando Picasso parla di “mediocri“, si riferisce a coloro che copiano superficialmente, senza aggiungere nulla di nuovo o personale. L’imitazione in questo senso è vista come un atto passivo, privo di originalità e creatività.
I mediocri, secondo Picasso, si limitano a riprodurre ciò che vedono, senza sforzarsi di comprendere o reinterpretare il significato e il contesto dell’opera originale.
Questa forma di imitazione è sterile e non contribuisce all’evoluzione dell’arte o del pensiero.
Al contrario, quando afferma che “i geni copiano“, si riferisce a un processo molto più complesso e dinamico. Copiare, in questo caso, non significa semplicemente riprodurre fedelmente un’opera ma piuttosto assorbire, trasformare e rielaborare le idee e le tecniche di altri.
I geni, secondo Picasso, sono capaci di vedere oltre la superficie delle opere che ammirano. Essi prendono spunto da esse, le fanno proprie e le utilizzano come base per creare qualcosa di nuovo e unico.
La differenza tra imitazione e copia, come interpretata dal padre del cubismo, è insita nel processo creativo. L’imitazione può essere vista come un’operazione meccanica, la copia, è invece un atto di reinterpretazione e innovazione.
I grandi artisti non temono di prendere in prestito dagli altri, ma lo fanno in modo tale da trasformare il materiale preso in prestito in qualcosa di profondamente personale e originale.
Il concetto di riutilizzo e trasformazione trova nell’”Appropiation Art” la sua forma più diretta. Una vera e propria corrente artistica nella quale il concetto, l’attribuzione di significato divengono centrali rispetto alle abilità tecniche o all’originalità dell’idea.
L’opera originaria viene trasformata, manipolata o semplicemente le viene attribuito un nuovo contenuto semantico.
Si tratta di operazioni non esenti da problematiche relative alla tutela del diritto d’autore, con sfumature e relative sentenze molto diverse da caso a caso e da luogo a luogo.
Negli Stati Uniti vale, in molti casi, quello che viene definito “fair use”, ovvero la possibilità di utilizzare materiale protetto da copyright per scopi d’informazione, critica o insegnamento, senza chiedere l’autorizzazione a chi ne detiene i diritti.
Meno generica la legislazione in Europa e in Italia dove le sentenze sono legate all’interpretazione del giudice, che può ravvisare o meno gli estremi della violazione del diritto d’autore.
Il caso Giacometti / Baldessarri
Sentenze che, in non pochi casi, sembrano contraddirsi tra loro.
Tra i casi più importanti discussi dalla giurisprudenza italiana emblematico è il caso della controversia sorta tra la Fondation Alberto et Annette Giacometti e John Baldessarri.
L’artista americano ha riprodotto la celebre opera di Giacometti “La Grande Femme”, in diversi esemplari, vestiti con abiti e accessori di moda ed esposti come installazione unica denominata “Giacometti Variations”.
Investito della questione, il Tribunale di Milano ritenne che l’opera di Baldessarri fosse una citazione parodistica in chiave sarcastica, che mutava completamente il senso dell’opera originale e dava vita ad un’opera d’arte distinta e degna di autonoma tutela.
A dire il vero, questo è uno dei pochi casi in Italia in cui è prevalso il diritto di appropriarsi e risignificare un’opera d’arte altrui.
Insomma, se è vero quanto affermato da Picasso, che i mediocri imitano e i geni copiano, sia gli uni che gli altri devono comunque prepararsi a fare i conti con le eventuali conseguenze legali delle loro appropriazioni.
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