Voi premete il bottone, noi facciamo il resto

La storia di Kodak e il suo impatto sulla fotografia, sono strettamente legati all’iconico slogan, coniato da George Eastman nel 1888, “You press the button, we do the rest“, “Voi premete il bottone, noi facciamo il resto”. Questo motto rifletteva la rivoluzione che Kodak stava portando: rendere la fotografia accessibile a tutti, semplificando un processo complicato fino ad allora riservato a pochi esperti.

Origini e innovazioni di Kodak

Prima dell’arrivo di Kodak, la fotografia era un’attività complessa, che richiedeva attrezzature ingombranti e competenze tecniche. George Eastman, imprenditore visionario, fondò Kodak con l’idea di democratizzare questa pratica. Nel 1880, introdusse la prima pellicola fotografica su supporto di carta, seguita dalla fotocamera Kodak nel 1888, che permetteva a chiunque di scattare foto senza doversi preoccupare dello sviluppo e della stampa.

L’idea chiave era semplice: l’utente scattava le foto, inviava la fotocamera a Kodak e riceveva le immagini stampate insieme alla macchina ricaricata con nuova pellicola. Questo servizio innovativo trasformò il modo in cui le persone percepivano e utilizzavano la fotografia, rendendola alla portata di tutti e non più un’esclusiva per i professionisti.

L’Evoluzione del Mito: dalla Kodak Brownie al Cinema

Nel 1900, Kodak lanciò la Kodak Brownie, una fotocamera semplice ed economica, venduta a solo un dollaro, ideale per le famiglie e i bambini. Questa strategia contribuì enormemente alla diffusione della fotografia come pratica comune. Kodak dominava non solo il mercato della fotografia amatoriale, ma anche quello professionale, con l’introduzione del formato 35mm, ancora oggi uno standard per la fotografia analogica.

Anche il mondo del cinema fu rivoluzionato da Kodak, con la pellicola introdotta da Eastman, che facilitò la realizzazione e la proiezione dei film, ponendo le basi per l’industria cinematografica moderna.

Lo Slogan che ha cambiato tutto

You press the button, we do the rest” non era solo uno slogan pubblicitario, ma un manifesto di un’epoca e di una visione aziendale. Frase che incarna un

concetto di semplicità e immediatezza, anticipando idee di design orientate all’utente che avrebbero influenzato la tecnologia per decenni. Kodak non vendeva solo fotocamere, ma esperienze, invitando le persone a immortalare la loro quotidianità senza problemi tecnici.

L’impatto culturale e sociale di questo slogan è stato enorme: ha cambiato il modo in cui le persone interagivano con la tecnologia, promuovendo un’idea di accessibilità e semplicità che è alla base di molte innovazioni tecnologiche contemporanee. Nonostante l’avvento del digitale e la crisi che ne è seguita, l’eredità di Kodak e il suo storico slogan rimangono nella memoria collettiva come simboli di un’epoca in cui la tecnologia diventava davvero per tutti.

Oggi, anche nell’era degli smartphone e dei social media, l’impatto di questa visione continua a influenzare il modo in cui ci relazioniamo alle immagini e alla tecnologia. Uno slogan che però ha minato, in qualche modo, il concetto di “autorialità”, finendo per sminuire la figura stessa del fotografo, ridotto a semplice esecutore. Una sorta di sterile riproduttore della realtà, cosa che sappiamo bene è molto lontana dalla verità. La fotografia è sempre il frutto delle scelte del fotografo, della propria visione e sensibilità. Premere un pulsante è, molto spesso, l’ultima fase di un processo creativo complesso che si conclude con una semplice pressione del dito. Il momento ultimo in cui, strappato al fluire del tempo, il nostro presente diventa passato.

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