Alzi le mani chi non ha paura dell’AI. Nel corso della storia, l’umanità reagisce, spesso con resistenza, all’avanzamento tecnologico temendo che le nuove invenzioni minaccino il lavoro umano e il tessuto sociale.
Un esempio di questa reazione sono i luddisti, lavoratori britannici che nel XIX secolo si oppongono all’introduzione delle macchine tessili. Oggi, un fenomeno simile si sta verificando nel contesto dell’Intelligenza Artificiale. Molti vedono in questa nuova tecnologia una minaccia ai posti di lavoro e alla stabilità sociale.
Vorrei tuttavia, in questo post, soffermarmi sulle paure rispetto all’Intelligenza Artificiale generativa, quella che permette di creare immagini partendo da un prompt con applicazioni come Midjourney o Stable Diffusion.
Molti fotografi temono per la perdita delle loro competenze e si rifugiano nel loro piccolo recinto pronti a resistere ad oltranza contro “l’usurpatore”. Cercano in altre parole di fermare uno tsunami tecnologico con un sacchetto di sabbia. Se vogliamo però analizzare con freddezza il fenomeno, dovremmo almeno dividere i fotografi in due categorie: professionisti e amatori.
Questi ultimi, a mio avviso, nulla hanno da temere. Nessuno impedirà loro di continuare a fare ciò che vogliono. Tra l’altro, le grandi industrie produttrici di macchine fotografiche si stanno attrezzando con procedure e standard per garantire, con accuratezza, l’origine del file prodotto dalle loro fotocamere. I concorsi fotografici, anche quelli internazionali, stanno creando categorie diversificate per le sintografie (così vengono comunemente chiamate le immagine generate con AI).
Quindi direi a questa categoria: “tranquilli continuate a divertirvi e se proprio volete non badate a quanto accade nel mondo dell’immagine”.
Chi non si può permettere di ignorare quello che sta succedendo sono, in realtà, i fotografi professionisti. Se togliamo alcune categorie che, se non altro per etica professionale, dovrebbero limitarsi a riprendere la realtà in modo il più oggettivo possibile (cosa già molto difficile prima dell’avvento dell’AI), tutti gli altri dovranno essere in grado di soddisfare le richieste della loro clientela.
Da tempo Instagram ha modificato il nostro modo di vedere e realizzare foto. Ci siamo abituati al formato quadrato e ai filtri standard offerti dall’applicazione. Una evoluzione/involuzione dello sguardo. Tutti ne siamo colpiti, anche quei clienti che ci vengono a cercare, purtroppo sempre meno frequentemente, per realizzare servizi fotografici con quel “mood” che tanto ricorda quello dell’applicazione presente sui nostri cellulari.
Non ci si dovrà stupire troppo se la stessa cosa dovesse avvenire per le sintografie, capaci di restituire ambientazioni fantastiche, immagini surreali a volte riconoscibili per la loro patina in qualche modo artificiale. Immagini difficilmente realizzabili con la fotografia tradizionale, a meno di non avere budget da capogiro.
I trend nella comunicazione visiva arrivano veloci e non saperli cavalcare, per il fotografo professionista, potrebbe essere fatale.
Ecco allora che non parlerei più di fotografo professionista ma di una nuova figura: il creatore di contenuti digitali. Fotografie, video, grafica e sintografie. Un professionista della comunicazione altamente qualificato di cui ci sarà sempre più bisogno in un mondo immerso nelle immagini, in quella che sempre più spesso viene definita “iconosfera”.
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