“Life”, il più iconico magazine di fotogiornalismo al mondo, tornerà ad essere pubblicato in forma cartacea e digitale.
Questa decisione, annunciata il 28 marzo scorso, è parte di un accordo tra Dotdash Meredith, colosso editoriale americano, proprietario di riviste come “People”, “InStyle” e “Byrdie”, e Bedford Media, una nuova impresa fondata nel 2023 da Joshua Kushner, imprenditore miliardario, e sua moglie Karlie Kloss, nota modella e imprenditrice nonché CEO dell’azienda.
La frequenza della pubblicazione non è stata ancora dichiarata, ma secondo un portavoce di Bedford Media, è probabile che sia trimestrale, con il primo numero previsto per l’inizio del 2025.
Originariamente concepita, nel 1883, come una modesta rivista umoristica e di svago, “Life”, fu trasformata nel 1936 da Henry Luce. Noto per aver fondato riviste di grande impatto come “Time” e “Fortune”, acquisì i diritti per utilizzare il nome “Life”.
Il 23 novembre 1936 segnò l’esordio del nuovo magazine, una pubblicazione settimanale dedicata al fotogiornalismo, che ottenne immediatamente un enorme successo di vendite, diventando per i successivi 40 anni la rivista più letta nel suo genere.
To see life, to see the world
I reportage fotografici apparsi su “Life” hanno affrontato generi diversi, dall’azione bellica ai ritratti delle figure più emblematiche della moda, della politica, dello sport e del cinema, incarnando perfettamente il motto del periodico: “To see life, to see the world”, un gioco di parole per sottolineare il senso del magazine.
Durante gli anni Quaranta, fu fonte autorevole di informazione per milioni di americani, offrendo una prospettiva unica sulla Seconda Guerra Mondiale.
Sulle sue pagine, uno dei momenti più iconici della fine del conflitto: il bacio tra un marinaio e un’infermiera a Times Square, a New York, catturato dall’obiettivo di Alfred Eisenstaedt.
Negli anni successivi, Life acquisì una notorietà tale da ospitare una parte delle memorie del presidente americano Harry Truman. Nel 1952, lo scrittore statunitense Ernest Hemingway fece il suo debutto sulla rivista con il romanzo “Il vecchio e il mare“, una delle sue opere più celebri.
Durante gli anni Sessanta, l’attenzione di Life si concentrò principalmente sulla guerra in Vietnam, sulle missioni spaziali dell’Apollo e sulla famiglia Kennedy, spesso ritratta sulle copertine della rivista.
Country Doctor
Uno dei reportage più famosi e unici nel suo genere, un esempio magistrale di “photoessay” è stato l’innovativo racconto fotografico del 1948 “Country Doctor” di W. Eugene Smith.
Il fotografo trascorse 23 giorni a Kremmling, Colorado, documentando le sfide quotidiane affrontate da un instancabile medico generico di nome Ernest Ceriani.
Nato in una fattoria in Wyoming, Ceriani frequentò la Scuola di Medicina di Chicago, per poi decidere di non intraprendere una carriera medica nella grande città. Nel 1946, dopo un periodo nella Marina, inizio il suo lavoro nella cittadina rurale di Kremmling. Era l’unico medico per un’area di circa 400 miglia quadrate, abitata da circa 2.000 persone.
Le immagini, in bilico tra documentarismo e intimismo, illustrano, in modo toccante, le sfide affrontate da un modesto e instancabile medico di campagna e gradualmente ne rivelano la vita unica e gratificante.
“Country Doctor” divenne un classico del fotogiornalismo, rendendo Smith un maestro indiscusso del reportage fotografico e consolidando il suo status come uno dei più appassionati e influenti fotogiornalisti del XX secolo.
Basilare nel modo di affrontare i suoi reportage, il suo modo di fondersi con l’ambiente circostante fino a “scomparire nella carta da parati”, come lui stesso affermò.
I primi piani di Ceriani mentre esegue un intervento chirurgico, le fotografie del medico esausto mentre dorme sul suo tavolo operatorio ne sono un poetico esempio.
W. Eugene Smith
Il lavoro di Smith riesce a fornire una visione insolitamente personale della professione medica.
Le immagini di Smith ci fanno entrare nella quotidianità del dottore. Partecipiamo con lui alle banali cure mediche di ogni giorno, ma anche alla cruda amputazione di un arto. Il fotografo è capace di farci diventare parte di questa quotidianità.
La serie fa emergere la grandezza di Ceriani, la sua umiltà, la sua dedizione nel mettersi al servizio dei suoi pazienti, il profondo rispetto dei malati nei confronti del medico.
W. Eugene Smith lavorò, in modo continuativo, per LIFE dal 1947 al 1955, anno in cui si dimise per unirsi all’Agenzia Magnum come associato.
Non sappiamo se il nuovo Life porterà alla ribalta nuovi fotografi e se punterà ancora una volta sulle immagini per narrare le storie del nostro tempo. Di certo aspettiamo con ansia il ritorno di questa storica rivista per sfogliarla o forse, in modo meno coinvolgente, scorrerla sullo schermo del nostro smartphone.
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