Memories of Passersby

L’arte ai tempi dell’intelligenza artificiale

Come ormai sappiamo, l’intelligenza artificiale è una tecnologia che permette alle macchine di imitare le capacità cognitive umane: ragionamento, apprendimento, creatività e adattamento. Negli ultimi anni, l’AI ha fatto grandi progressi in molti campi ed è stata utilizzata nella creazione artistica con risultati a volte sorprendenti. Vediamo ora alcune caratteristiche dell’arte ai tempi dell’intelligenza artificiale.

Esistono diversi esempi di opere d’arte create da algoritmi di AI, che vanno dalla pittura alla musica, dalla poesia alla fotografia. Basta entrare in qualsiasi social per essere travolti da migliaia di immagini create con Midjourney, Stable Diffusion o una delle tante altre applicazioni di intelligenza artificiale.

Ma quali sono realmente gli impatti dell’AI sull’arte? Quali sono le sfide e le opportunità che questa tecnologia presenta per gli artisti e il pubblico? E come si può definire l’arte in un’epoca in cui le macchine possono produrre opere originali e sorprendenti?

sintografia dal progetto “circus” di Maurizio Cintioli

A mio avviso il modo corretto per approcciare l’AI nelle arti visive è quello di considerarla come uno strumento a disposizione degli autori, che possono usarla per ampliare le loro possibilità espressive, sperimentare nuove tecniche e generare nuove idee.

In questo senso, l’AI non è diversa da altri strumenti tecnologici che hanno influenzato l’arte nel corso della storia, come la fotografia, il cinema, il computer e internet.

Il collettivo artistico Obvious

Un esempio di questo modo di intendere l’arte generativa è quello del collettivo artistico francese Obvious, che ha usato un algoritmo di AI chiamato Generative Adversarial Network (GAN) per creare una serie di ritratti di personaggi immaginari, ispirati allo stile del pittore olandese del XVII secolo Rembrandt. Uno di questi ritratti, intitolato “Portrait of Edmond Belamy”, è stato venduto all’asta da Christie’s per 432.500 dollari nel 2018, diventando la prima opera d’arte generativa ad essere aggiudicata in una prestigiosa casa d’aste.


“La Duchessa di Belamy

Un secondo modo di considerare l’utilizzo delll’AI nell’arte è quello di vederla come un autore a tutti gli effetti, che può creare opere d’arte autonomamente, senza l’intervento o la supervisione di un artista umano. In questo senso, l’AI sfida la concezione tradizionale dell’arte come espressione della creatività e dell’individualità umana, e pone nuove domande sul significato e il valore dell’arte stessa.

Mario Klingermann

In questo senso, l’artista tedesco Mario Klingemann ha usato un algoritmo di intelligenza artificiale chiamato Neural StyleTransfer per creare una serie di opere basate su immagini prese da internet, che vengono trasformate in stili artistici diversi. Una di queste, intitolata “Memories of Passersby I”, è composta da due schermi che mostrano continuamente dei volti generati da AI, che cambiano in base ai dati forniti da una rete neurale.

Memories of Passersby I

Si tratta di un lavoro pionieristico sull’intelligenza artificiale. Completamente autonomo, utilizza un complesso sistema di reti neurali per generare un flusso infinito di ritratti e visioni a volte inquietanti.

L’opera è stata venduta all’asta da Sotheby’s per 51.000 dollari nel 2019, stabilendo un nuovo record per un’opera d’arte creata interamente da AI. Si tratta evidentemente di un’operazione concettuale in cui il ruolo principale è lasciato alla macchina, all’intelligenza artificiale.

Dal punto di vista artistico, l’AI offre agli artisti la possibilità di esplorare nuovi territori creativi, di sperimentare nuove forme e linguaggi e di collaborare con le macchine in modi inediti. Allo stesso tempo, però, pone agli artisti umani la sfida di confrontarsi con una tecnologia che può superare le loro capacità, di definire il loro ruolo e la loro responsabilità nel processo creativo, e di trovare il loro spazio e la loro voce in un panorama artistico sempre più affollato e competitivo.

Eric Kessels

Con l’avvento delle intelligenze artificiali, la “Furia delle Immagini” teorizzata da Fontcuberta si sta per abbattere, non solo sulla fotografia, ma su qualsiasi forma di arte visiva finora risparmiata. Le applicazioni di AI sono disponibili e consentono a tutti coloro abbiano qualcosa da dire, da creare, ma anche purtroppo a chi comunque non avrà nulla da dire, di realizzare il prodotto della loro immaginazione.

In altre parole quello che è successo con la fotografia digitale, con la possibilità di scattare foto e postarle d’impulso sui social, accadrà, anzi sta già accadendo con tutto ciò che viene creato per mezzo dell’intelligenza artificiale.

L’era dell’abbondanza visiva è appena iniziata.

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Comments

3 risposte a “L’arte ai tempi dell’intelligenza artificiale”

  1. Avatar Enzo Trifolelli
    Enzo Trifolelli

    Molto chiaro e condivido

  2. Avatar Silvio

    L’era dell’abbondanza visiva è gia iniziata da tempo con l’avvento della fotografia digitale; direi che ora è iniziata l’era della fantasia digitale alla portata di mano per tutti, con tutti i problemi di destabilizzazione del reale che seguiranno 👋

    1. Avatar admin

      Vero, ma siamo sicuri che la fotografia abbia sempre detto la verità? Le foto vengono sempre post prodotte in photoshop e prima ancora in camera oscura. Senza contare il fatto che il fotografo può’ influenzare la percezione servendosi di inquadratura, prospettiva, fuoco selettivo e mille altre possibilità.

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