napalm girl

Le conseguenze delle foto

Quando scattiamo fotografie estraiamo un frammento di tempo dal presente, un attimo prima che questo diventi passato. Congeliamo con il nostro sensore, una volta con la pellicola, qualcosa che è stato e non potrà più tornare. Roland Barthes su questo argomento ha speso molte parole. Per il semiologo francese, la fotografia è anche un “messaggio senza codice”. Difficile da interpretare e soprattutto fonte di fraintendimenti.

Vi sono però delle fotografie che, più di altre, arrivano dritte alle nostre coscienze e come spesso si dice “sono più efficaci delle parole”. Sono immagini che ci aprono improvvisamente gli occhi, ci fanno pensare, commuovere e infine prendere posizione su un argomento o una notizia.

Nick Ut

Tra le fotografie che hanno cambiato il modo di vedere il mondo e hanno impresso una svolta nel sentire comune possiamo annoverare quella scattata dal reporter dell’Associated Press Nick Ut in Vietnam, nel 1972.

Questa fotografia non solo documenta il terrore della guerra, ma racconta una storia di sopravvivenza, resilienza e speranza.

La foto è stata scattata durante un attacco aereo nel villaggio di Trang Bang.

I combattimenti infuriano e il conflitto colpisce duramente la popolazione civile. In questo contesto di sofferenza, Nick Ut cattura un momento che avrebbe cambiato la percezione della guerra in corso.

Kim Phúc

La fotografia ritrae la piccola Kim, all’epoca di soli nove anni, mentre corre nuda sulla strada dopo essere stata gravemente ustionata da un attacco con bombe al napalm. La sua espressione di terrore e dolore, unita alla nudità vulnerabile, trasmette un potente senso di ingiustizia e distruzione. Tuttavia, dietro questa immagine di sofferenza si cela anche la forza di una bambina determinata a sopravvivere.

Kim Phúc subisce ustioni estese sul corpo, ma la sua storia non si ferma a questa tragedia. Durante la sua vita, si è dovuta sottoporre a numerosi interventi chirurgici. Nonostante tutto, la giovane vietnamita trasforma la sua esperienza in un messaggio di perdono e speranza. Nel 1997 è diventa ambasciatrice dell’UNESCO.

Lo scatto di Ut

Quando Ut scatta la foto, il villaggio dove vive la bambina è stato appena bombardato, con il napalm, dall’aviazione del Vietnam del Sud coordinata dall’esercito degli Stati Uniti. Sono momenti estremamente concitati, anche se nell’immagine appaiono soldati in apparenza tranquilli. La bambina urla “Nong quá, Nong quá” (troppo caldo, troppo caldo). Ut scatta più di una fotografia da punti di vista leggermente diversi.

In quella più famosa si abbassa per un attimo all’altezza dei bambini. Sulla sinistra, in primo piano, un bambino disperato apre l’inquadratura e indirizza il nostro sguardo verso Kim che poco dietro, completamente nuda, con le braccia aperte, il corpo coperto da ustioni, sembra venirci incontro con tutto il suo carico di disperazione. Sembra guardarci, con la bocca spalancata, sentiamo il suo urlo straziante, intollerabile da udire.

La strada, con la sua prospettiva, ci accompagna verso un abisso fatto di morte, di uomini, donne e bambini avvolti dal fumo e dalle fiamme. In contrasto con la drammaticità della scena, alcuni militari camminano tranquilli. Sulla destra un reporter sembra più interessato a sistemare la sua macchina fotografica che a quanto sta accadendo. La foto realizzata da Ut verrà pubblicata, tagliata, per eliminare questo particolare imbarazzante e centrare la bambina nell’inquadratura.

I soccorsi

Un attimo dopo lo scatto il fotografo si precipita per soccorrere la bambina. La porta in un ospedale, salvandola da un destino probabilmente segnato. La foto, che valse al fotografo dell’Associated Press, il Premio Pulitzer, viene inizialmente rifiutata dal “New York Times” per via della nudità della piccola. Successivamente, compresa l’importanza e la forza dell’immagine, la redazione cambia idea e la foto viene pubblicata in prima pagina.

L’allora Presidente degli Stati Uniti, Nixon, mette in dubbio la veridicità della foto, cercando di “depotenziare” il messaggio diretto, capace di scuotere le coscienze, di cui l’immagine si faceva “icona”.

La foto realizzata da Nick Ut risveglia le coscienze e probabilmente contribuisce, con la sua forza iconica, a fermare la guerra in Vietnam.

Le conseguenze delle foto e della loro forza comunicativa, a volte travalicano il fatto in sé stesso e assurgono ad una dimensione universale, caricandosi di significati immediatamente interpretabili.

Un risultato non male per un medium definito da Roland Barthes: “messaggio senza codice”.

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Author: admin

Comments

Una risposta a “Le conseguenze delle foto”

  1. Avatar Marcella
    Marcella

    Interessante, ho approfondito.

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