Nan Goldin può essere considerata una delle artiste contemporanee più impegnate sul piano sociale.
“The Ballad of Sexual Dependency“, una raccolta di diapositive iniziata alla fine degli anni 70’ e poi trasformata in libro ormai leggendario, è forse il punto più alto della sua produzione artistica.
All’età di 15 anni, riceve in regalo una polaroid e da allora non smette più di documentare la sua vita e quella dei suoi amici, tra feste sfrenate, alcool e degrado.
Oggi la fotografa di Washington, si serve della sua influenza per portare avanti battaglie sociali in favore dei più deboli, di quei soggetti vulnerabili, privi di difesa che ha sempre immortalato nel corso della sua, ormai lunga, carriera e con i quali ha condiviso gran parte della sua vita.
“Sono spesso piena di rabbia per il mio senso di impotenza di fronte a questa piaga“, scrive la Goldin nel catalogo della mostra “Witness” del 1989 da lei curata, riunendo artisti per affrontare il problema dell’AIDS. Oltre tre decenni dopo, quella rabbia è ancora evidente, sia nel suo lungo corpus di lavori fotografici che catturano coloro che la circondano, sia nel suo impegno contro l’attuale epidemia di antidolorifici oppioidi che ha travolto gli Stati Uniti.
Goldin vs Sackler
Nel 2018 la Goldin e alcuni suoi colleghi fondano PAIN (Prescription Addiction Intervention Now), un gruppo che promuove e sostiene il trattamento dalla dipendenza da oppioidi. Proprio grazie a questa attività di sensibilizzazione e contrasto nei confronti della famiglia Sackler, produttrice del farmaco Oxycontin, Nan Goldin è oggi considerata una paladina dei diritti civili e della lotta contro tutte le forme di dipendenza.
Questa crociata contro l’impero Sackler, la cui filantropia nel mondo dell’arte è sostenuta dai ricavi dell’azienda farmaceutica, è raccontata nel documentario di Laura Poitras All the Beauty and the Bloodshed (Tutta la bellezza e il dolore – 2022). Il film, candidato all’Oscar non è riuscito ad aggiudicarsi la prestigiosa statuetta, ma dopo aver vinto un Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia lo scorso anno, è stato distribuito in streaming con grande successo.
“Non mi restano molti anni ma la battaglia contro la famiglia Sackler continua ” ha dichiarato recentemente Nan Goldin che è riuscita, tra l’altro, a sensibilizzare molte istituzioni museali che hanno iniziato a rifiutare i fondi donati dalla casa farmaceutica.
Per questa fotografa l’arte esiste, non nel suo ristretto ambito, ma nel mondo in generale e non dovrebbe essere esente da responsabilità morale quando si tratta di impegnarsi per una giusta causa.
L’arte come mezzo per ricordare alle persone che possono avere un libero arbitrio, una possibilità di scelta in un mondo che costantemente dice loro che non è così.
Secondo la rivista “Art Review”, che ogni anno a dicembre pubblica un elenco delle personalità più influenti del mondo dell’arte, la classifica POWER 100, Nan Goldin è l’artista che più di ogni altra è capace di mettere la sua arte al servizio del cambiamento per una società migliore.
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